Congresso Fnsi e rinnovo cariche Alg, si vota il 4 e 5 dicembre. Candidati e programma

30/11/2022

Il 4 e il 5 dicembre si vota per eleggere i delegati della Liguria al congresso nazionale della Fnsi e per rinnovare il consiglio direttivo

della nostra associazione cui poi competerà l’elezione della giunta e del segretario regionale. I seggi saranno aperti a Imperia (presso la redazione Secolo-Stampa, Via Alfieri 10), Savona (presso la redazione del Secolo-Stampa, Via Paleocapa 19) , Genova (presso la sede dell’Associazione, Via Fieschi 3) Chiavari (presso il Secolo XIX, via Bixio 9) e La Spezia (presso il Secolo XIX, via Fazio 32).  Le operazioni di voto si svolgeranno domenica 4 dicembre dalle 10 alle 13;  Lunedì dalle 10 alle 19.

Un gruppo di colleghe e colleghi che si è impegnato nel corso degli ultimi quattro anni nell’attività sindacale ha condiviso la necessità di formare una lista per il congresso ed una squadra per il sindacato regionale.

DELEGATI PROFESSIONALI

Fabio Azzolini

Alessandra Costante

Matteo Dell’Antico

Luca Di Francescantonio

Guido Filippi

Francesca Forleo

Lorenza Rapini

Massimiliano Salvo

Antonio Zagarese

DELEGATI COLLABORATORI

Astrid Fornetti

Franco Po

 

CONSIGLIO DIRETTIVO PROFESSONALI

Fabio Azzolini, segretario regionale uscente

Milena Arnaldi, Imperia, Cdr XIX

Paola Balsomini, Liguria Digitale

Silvia Campese, Savona, precaria XIX

Andrea Carotenuto, Genova,

Alessandra Costante, vicesegretaria nazionale Fnsi

Matteo Dell’Antico, Genova, Cdr XIX

Tommaso Fregatti, Genova, Presidente Gruppo Cronisti

Erica Manna, Genova, precaria La Repubblica

Marco Raffa, La Spezia, La Stampa

Lorenza Rapini, Imperia, La Stampa

Giovanna Rosi, Vicepresidente Ussi Liguria

Massimiliano Salvo, Genova, precario

Marco Toracca, La Spezia, XIX

Antonio Zagarese, Genova, Rai

Luca Zennaro, Genova, Fotogiornalista Ansa

CONSIGLIO DIRETTIVO COLLABORATORI

Raffaele Di Noia, Savona

Andrea Fassione, Imperia

Astrid Fornetti, Genova

Claudia Oliva, Chiavari

 

Le colleghe e i colleghi che formano le liste hanno condiviso un programma, maturato esperienze, offerto disponibilità ad impegnarsi per la prima volta nel sindacato.

Molti sono “non garantiti”, ovvero precari nelle diverse declinazioni che le norme sul lavoro prevedono per potere tenere al di fuori del perimetro delle garanzie contrattuali centinaia di giornalisti. Il sindacato ligure, lo rivendichiamo con orgoglio, è stato protagonista di una stagione di iniziative per dare voce e rendere protagonisti gli “invisibili” della professione. La petizione a sostegno del Comitato precari di Repubblica dopo che il giornale aveva messo alla porta il collega Massimiliano Salvo, la manifestazione in piazza De Ferrrari, il lavoro per aprire interlocuzioni con le istituzioni hanno prodotto un risultato, parziale, ma significativo. Il ministro del Lavoro, allora Andrea Orlando, ricevette una delegazione Fnsi della quale facevano parte esponenti dei comitati precari dell’Ansa e del Gruppo Gedi. Non si trattò solo di un implicito riconoscimento politico della valenza di quelle due esperienze che aziende e direttori si ostinavano a volere ignorare.  Due mesi dopo il governo varava un provvedimento con il quale stanziava 12 milioni di euro per la stabilizzazione dei giornalisti precari.  La prima volta in Italia, Paese dove finora le uniche risorse indirizzate a mitigare gli effetti della crisi dell’editoria sul lavoro giornalistico   sono state dislocate (411  milioni negli ultimi 9 anni) per anticipare la pensione, dissipando professionalità senza contribuire a innovare i  prodotti editoriali, tempi e modi di lavorare nelle redazioni, senza riuscire a corrispondere ai nuovi bisogni di informazione dei cittadini. Soldi buttati, insomma. Perché elargiti senza alcuna attenzione per la qualità dei piani di rilancio che pure sono previsti dalla – vecchia – legge sull’editoria, datata 1981, preistoria rispetto alle dinamiche successive alla rete e ai colossi multinazionali che oggi ne monopolizzano l’accesso e la fruizione. L’impegno per conquistare nuovi diritti al lavoro autonomo (equo compenso) e la stabilizzazione entro il perimetro del contratto dia quei giornalisti precari che già oggi vivono di giornalismo sono obiettivi irrinunciabili del nostro impegno sindacale.

La crisi dell’editoria ha carattere strutturale. Senza riforme di sistema (revisione della legge già citata 416/1981 e della legge istituiva dell’Ordine, datata 1963) ed una più efficiente allocazione delle risorse pubbliche il comparto dell’editoria rischia di essere confinato nell’irrilevanza, esponendo non solo la professione ma la stessa coesione sociale del Paese al rischio di tenuta. La stagione della pandemia, che ha acuito disagi e sperequazioni, ma in precedenza gli attacchi da parte di settori della politica all’autonomia della professione e ai “giornaloni” (pure non immuni da manchevolezze, ma sicuramente meno opachi rispetto ad aziende non editoriali e monopoliste come Meta o Google) ci hanno messo a dura prova. La disinformazione minaccia di erodere la base della democrazia liberale. Incalzare governo e forze politiche affinché sia tutelato il giornalismo professionale come bene pubblico è essenziale, ma nel contempo occorre che la professione si attrezzi per corrispondere meglio ai bisogni dei cittadini. Va in questa direzione l’iniziativa dell’Ordine e del sindacato ligure che hanno vinto un bando europeo per il contrasto delle fake news che ha permesso a decine di colleghe e colleghi di confrontarsi con media e istituzioni della Finlandia, le cui esperienze sono tra le più avanzate nel campo della valorizzazione del giornalismo professionale. Insomma; come nel caso dei precari (mobilitazione di piazza, interlocuzione politica, tutela dei colleghi anche in sede giudiziaria) così come per la tutela del giornalismo professionale ad una sfera “politica” dell’iniziativa sindacale si unisce dal basso un’esperienza pratica di formazione sul campo.

Nei mesi scorsi, poi, abbiamo dovuto più volte alzare la voce e manifestare davanti ai Palazzi di Giustizia laddove alcuni provvedimenti – decreto legislativo sulla presunzione di innocenza, divieto di accesso dei fotogiornalisti e video operatori all’aula del processo Morandi e divieto di riprodurre immagini e sequenze riprese dalla sala stampa) – intervenivano a limitare il diritto di cronaca. Nuovi temi che – sommati alle querele bavaglio e ai sempre più frequenti tentativi di scardinare il segreto professionale – hanno misurato la tenuta della coesione tra Associazione, Ordine e Gruppo cronisti, fattore che ha contribuito a tenere aperti i canali di confronto con tutti gli operatori del diritto mitigando gli effetti di provvedimenti che riteniamo comunque sbagliati e verso i quali continueremo a manifestare la nostra opposizione.

Sul piano delle vertenze.

La crisi del gruppo Gedi rischia di avere un pesante impatto sul sistema dell’informazione regionale. I cdr del Secolo e della Stampa sono impegnati in una difficile vertenza sul riassetto delle redazioni di Savona, Imperia e Sanremo delle due testate. Condividiamo il modo con cui i due Cdr e le redazioni hanno convenuto di impostare la vertenza. Sosteniamo la capacità negoziale dei due organismi sindacali di base. Come associazione abbiamo assunto e assolto all’impegno di tenere costantemente informati sullo stato dell’arte anche i circa 50 collaboratori che prestano la loro opera nelle tre provincie. Anche in questo caso si tratta di una novità. Alla fine del negoziato, valuteremo con i cdr e i collaboratori quali risultati siano stati ottenuti e come articolare tutte le iniziative tese a tutelare tutti coloro che – con il contratto o al fuori del contratto – traggono dalla professione la principale -se non esclusiva – fonte di reddito. Nel contempo, riteniamo importante che i cdr delle testate del gruppo GEDI abbiano deciso di costituirsi in coordinamento sindacale. Affiancheremo ogni iniziativa volta ad ottenere un confronto serrato su un piano industriale ed editoriale del gruppo che finora ha dato la sensazione di vivere alla giornata con narrazioni non sorrette da piani di investimento coerenti e conseguenti. Urge valorizzare un’informazione locale e regionale che soprattutto in un territorio come quello della Liguria resta fondamentale.

Leggi, governance, struttura del bilancio e delle risorse disponibili continuano a consegnare la Rai nelle mani dei governi di turno. La difesa del ruolo e della funzione del servizio pubblico passa per tre azioni riformatrici: nuova governance che assicuri indipendenza da governi, partiti e lobby economiche; riforma delle fonti di finanziamento, assicurando risorse certe, adeguate e di lungo termine per assolvere agli obblighi del contratto di servizio; patto europeo tra le tv pubbliche per raggiungere una massa critica che consenta di contrastare i competitor internazionali che rischiano di mettere fuorigioco i diversi singoli  “campioncini” nazionali in alcune azioni decisive  e costose: sviluppo tecnologiche, piattaforme free, diritti su eventi.

Si apre infine un nuovo campo di iniziativa sindacale. I giornalisti hanno finalmente cittadinanza nella contrattazione del pubblico impiego. La Legge 150/2000 – nata vecchia – è inadeguata per un mondo degli uffici stampa pubblici oggi più articolato, attrezzato e preparato rispetto a venti anni fa. Questi fattori devono trovare adeguato riconoscimento nella definizione di un ruolo professionale che riconosca le peculiarità del lavoro giornalistico della P.A.  Per il settore degli uffici stampa privati è necessario sperimentare un confronto con le parti datoriali per estendere ai colleghi alcuni istituti (Casagit, fondo complementare) che caratterizzano la professione giornalistica.

Care colleghe, cari colleghi oggi  vi chiediamo anche attraverso il voto di condividere una visione e una pratica sindacale che si alimenta di passione e impegno, consapevole delle difficoltà e quindi attenta ai servizi che devono assistere chi è in difficoltà, ma capace di scommettere ancora sulla dignità e la libertà, sulla responsabilità e la solidarietà, sul mestiere come servizio pubblico.

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