Fotoreporter, Assostampa Ligure: “grave il taglio ai compensi imposto dal gruppo Gedi”

28/01/2019

«Nelle ultime settimane il gruppo editoriale Gedi, nelle sue differenti articolazioni (Gedi spa, Gedi News Network, etc) ha avviato e concretizzato una politica di tagli lineari, diffusi e indiscriminati su tutte le retribuzioni dei fotoreporter senza alcun tipo di confronto con i professionisti. L’iniziativa del gruppo, oltre che grave, è stupefacente poiché del tutto contraddittoria rispetto alle (a questo punto presunte) policy editoriali sbandierate nell’ultimo biennio». È quanto denuncia, in una nota, l’Associazione Ligure dei Giornalisti.

«I direttori dei numerosi quotidiani e periodici editi da Gedi o GNN – spiega l’Assostampa – hanno reiterato messaggi sull’importanza dell’immagine nel giornalismo contemporaneo, sia esso cartaceo, online o declinato su molteplici piattaforme. Più volte, sulle principali testate del gruppo sono comparsi approfondimenti e articoli che enfatizzano il contributo del fotogiornalismo nella narrazione dell’attualità (ultimo esempio in ordine di tempo: il settimanale culturale Robinson di Repubblica, nell’edizione di domenica 27 gennaio, conteneva due pagine di enorme visibilità dedicate a un’intervista con la direttrice della fotografia del New York Times Magazine Kathy Ryan, dall’eloquente titolo: ‘Sbatti la foto in prima pagina’ e comprensiva di un’accurata descrizione dei principi-cardine che ispirano la scelta delle migliori immagini da pubblicare sui giornali)».

Contestualmente a questa magnificazione della fotografia, conclude il sindacato regionale, «da tempo i direttori delle testate e i dirigenti dell’azienda rilanciano roboanti messaggi sull’importanza del giornalismo di qualità a contatto con il territorio. A fronte di questo e con un’operazione esclusivamente al ribasso, tagliano tutte le retribuzioni dei fotoreporter che lavorano per le loro testate, siano esse nazionali, regionali o locali. E lo fanno senza alcun confronto preventivo con le organizzazioni sindacali e di interazione con i medesimi fotoreporter, ovvero coloro che, ad ascoltare i messaggi spesso rilanciati dai vertici editoriali e manageriali, dovrebbero svolgere un lavoro sempre più importante. Quando si dice: predicare bene e razzolare malissimo».

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