Luciano Azzolini invoca la “cura dimagrante” per la Fnsi, ma quando gli toccano il vitalizio di ex deputato ricorre alla magistratura

03/02/2021

In fondo, è un deja-vu. Chiedere sacrifici agli altri, a prescindere, è uno sport largamente praticato nel Paese. È lo spirito dei tempi, verrebbe da dire.

Nessuna meraviglia, allora, che il virus della demagogia abbia contagiato anche i consiglieri di amministrazione della cosiddetta minoranza in Casagit. Passi per alcuni di loro, che pretendono di dare lezioni senza conoscere nulla del funzionamento degli enti.

 È però sorprendente constatare che il virus è così contagioso da mietere vittime perfino fra chi, forgiatosi alla politica della Prima Repubblica, pareva poteva esserne immune. La vittima illustre, spiace constatarlo, è Luciano Azzolini, giornalista e deputato dc per tre legislature. Conclusa la carriera parlamentare, da pensionato Inpgi, si è ritagliato uno spazio nel cda della Casagit, di cui ha pure accarezzato l’idea di poterne conquistare la presidenza al posto di Daniele Cerrato.

Sfumato il sogno, è diventato il pasdaran dell’opposizione, individuando proprio nel sindacato dei giornalisti il nemico da abbattere. La colpa della Fnsi e delle associazioni regionali di stampa? Occuparsi della Casagit. Intollerabile per lui e per i suoi compagni di cordata, che fingono di ignorare che se la Casagit esiste è soltanto perché è la Fnsi, attraverso i contratti di lavoro, a farle arrivare le risorse necessarie per assicurare l’assistenza sanitaria ai giornalisti e ai loro familiari.

Il rapporto fra Casagit e Fnsi è da sempre regolato da una convenzione. La Fnsi, titolare del contributo per l’assistenza sanitaria, destina alla Casagit il flusso di denaro da esso generato. Per assurdo, potrebbe rivolgersi anche ad un altro soggetto operante nel mercato della sanità integrativa, soprattutto se riuscisse a spuntare condizioni migliori per gli iscritti e i loro familiari. Adesso che la Casagit ha cambiato natura giuridica ed è diventata una società di mutuo soccorso, c’è la necessità di rinnovare la convenzione con la Fnsi. Ecco, allora, il già deputato Azzolini partire lancia in resta in una poco onorevole battaglia per far sì che la parte dei contributi che ogni anno la Casagit restituisce alla Fnsi per consentire a quest’ultima di svolgere la propria attività in favore della parte più debole della professione venga considerevolmente ridotta.

Della serie: siccome non riusciamo a governare né il sindacato né gli altri enti di categoria perché perdiamo sistematicamente le elezioni, proviamo a distruggere il sindacato togliendogli le risorse. Azzolini è quasi commovente: è un momento di difficoltà per tutti, spiega insieme con i suoi compagni di cordata, anche il sindacato deve fare sacrifici. Come se il sindacato non avesse già accettato un taglio considerevole e utilizzasse le risorse per organizzare viaggi, convegni o per spese voluttuarie, e non per sostenere, anche materialmente, i colleghi in difficoltà, assistere comitati di redazione e associazioni regionali di stampa e assicurare gratuitamente consulenza tecnica e legale. Certo, è bene che tutti facciano sacrifici. Magari, però, cominciando a dare il buon esempio.

Luciano Azzolini da Ala di Trento è la stessa persona che non ha esitato a dare mandato all’avvocato Besostri di Milano – così riferisce l’Adige.it dell’11 aprile 2019 – di presentare ricorso contro il taglio del vitalizio di parlamentare di 6.590 euro lordi mensili (prima del taglio), che legittimamente aggiunge alla sua pensione Inpgi. Una battaglia sacrosanta, ma come la mettiamo con il momento difficile e con i sacrifici che devono fare tutti? Caro collega-onorevole, prima di salire in cattedra per dare lezioni agli altri, guardati allo specchio. Il moralista, diceva George Orwell, deve dimostrare innanzitutto di essere innocente. Tu lo sei?

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